IDEE, PROPOSTE E PROGETTI

IDEE E PROGETTI CONDIVISI

lunedì 2 giugno 2025

Il monachesimo interiorizzato

AA cura di Maria Rita Massa, dottorata al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo e di Guidalberto Bormolini, dottorando al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo a Roma.

Dalla metà del XX secolo i valori tipicamente monastici come il rapporto intimo con Dio, la ricerca di un equilibrio tra il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato al silenzio e alla contemplazione, interessano non più soltanto i monaci ma un vasto numero di credenti e di persone in ricerca.
Gli scritti dei Padri, sia orientali che occidentali, il significato profondo della liturgia, la lectio divina, la ricchezza della spiritualità dell’Oriente cristiano, sono oggetto di riscoperta da parte di molti laici impegnati a livello ecclesiale, ma destano anche molto interesse nelle persone in ricerca che si collocano fuori dalla Chiesa istituzionale.
Tante persone oggigiorno vivono la vocazione monastica come dimensione fondamentale della loro vita e accentuano quello che può definirsi “l’archetipo monastico”, cioè una dimensione profonda della ricerca dell’intimità con l’Assoluto che è presente in ogni essere umano1. Vivere il monachesimo è una risposta alla natura più profonda dell'uomo. La costante ricerca della Verità o dell'Assoluto, lungo tutta la storia dell'umanità, dimostra come è insita al cuore umano aspirare al trascendente.
Il concetto-esperienza di monachesimo interiorizzato è nuovo rispetto a quello molto più antico di uomo interiore che, con le sue radici filosofico-teologiche, dalla cittadella interiore di Marco Aurelio all’agostiniano maestro interiore, giunge sino a noi e ci offre le basi per comprenderlo. Nuovo anche rispetto alle esperienze dei laici che gravitano intorno ai centri monastici, come gli oblati o i terz’ordini. Questi infatti sono sempre degli affiliati, collegati a precise spiritualità e comunque dotati di una certa quantità di elementi strutturanti. Nel monachesimo interiorizzato invece è presente una grande libertà creativa e un profondo respiro ecclesiale, inter-religioso e cosmico. É una via percorribile dall’uomo contemporaneo desideroso di acquisire una effettiva qualità di vita. Il monachesimo, nato come esperienza laica, sembra procedere nella storia con una specie di ritorno nel proprio alveo originario e in risposta alle istanze dell’uomo contemporaneo. La più pressante ed estesa è una sorta di lacerazione interiore che priva l’uomo dei contatti con il suo io più profondo e con l'Assoluto. Nella concezione monastica, la risposta alla primordiale tendenza a superare ogni spaccatura è data dall’amore paziente che abita quel «senza fondo» che è l’uomo, come direbbe Clément. Questa forza divino-umana fa sopportare, nel senso greco della parola, hypo-moné, (rimanere sotto, prendere addosso, portare, perseverare), la tensione tra il cielo e la terra, tra «i due mondi», secondo l’espressione di Florenskij, la tensione tra interiorità ed esteriorità, tra solitudine e compagnia, in uno stile di vita che possiamo chiamare mistica dell’unione.
1. Un’atmosfera interiore ereditata, non è qualcosa che si inventa o si vive inconsciamente. Ma è un eco che, a partire dall’Evangelo, attraverso l’esperienza del martirio e del monachesimo, si rifrange al centro dell’uomo. Pertanto implica un’attrazione e una simpatia naturale verso i monasteri che si traduce in contatti frequenti a livello liturgico ed amicale.
2. Una forte sensibilità per quella tensione escatologica che anima tutta la Chiesa ma che in alcuni è particolarmente spiccata. L’«amore per la parusia», come direbbe Evdokìmov, muovendo la persona ad uscire incontro al Signore che viene, educa ad un costante decentramento da sé. Essa implica un rapporto speciale, positivo con quell’evento limite dell’esperienza umana che è la morte, la cui memoria non è mai slegata a quella della risurrezione. Come si esprime Clément, il monaco è «un risorto» sulla terra, intimamente ferito dalla nostalgia del paradiso.
3. Una decisione per quel deserto che è il mondo riconosciuto come luogo della comunione con Dio, della lotta contro il maligno e palestra dove sviluppare l’arte della preghiera, del discernimento e della parola (riverbero di quella di Dio).
4. Privilegia alcuni mezzi che ritiene particolarmente adatti a favorire la rigenerazione battesimale e lo spirito contemplativo: la solitudine, il silenzio, la preghiera continua nella invocazione del nome di Gesù.
5. Sottolinea il primato dell’essere umano sull’istituzione, il valore della persona nella sua originalità rispetto alla struttura. L’aggancio con la traditio della Chiesa è mantenuto grazie ed una concezione ampia di maternità-paternità spirituale ed alla pratica effettiva di un rapporto di guida spirituale.
6. I voti monastici compresi come dimensioni intrinseche al battezzato e non come prerogativa specifica di alcune categorie di cristiani. Vissuti come conseguenze ovvie di una spiritualità incentrata sulle relazioni totali con l’amore trinitario.
7. Una dimensione ontologica che precede ogni carisma cristiano, sarebbe una sorta di vocazione fondamentale che fa da base alle altre6: matrimonio, presbiterato, missionarietà ad gentes. Tende ad essere, come il monachesimo orientale “un punto di riferimento per tutti i battezzati (…) proponendosi come sintesi emblematica del cristianesimo»7.
8. Sganciato da ogni fine utilitaristico, va a toccare l’ultima risposta alle domande circa l’agire di Dio, ossia la gratuità, il puro dono in cui movente e finalità coincidono.
9. Un dialogo continuo tra monachesimo interiore (collegato all'archetipo) e monachesimo interiorizzato (collegato alla grande tradizione monastica).
 
1 Cfr. R. PANNIKAR, Beata semplicità. La sfida di scoprirsi monaco, Assisi 2007.
2Il santo vescovo e monaco Tikon spesso diceva: “Non siate preoccupati di moltiplicare i monaci. L’abito nero non concede automaticamente la salvezza. Colui che porta l’abito bianco e che possiede lo spirito di obbedienza, di umiltà e di purezza, questi è un vero monaco che vive il monachesimo interiorizzato”. Egli alludeva al detto dei Padri: ”L’abito nero (monastico) non ci salva se non viviamo secondo la regola monastica. E l’abito bianco (del secolare) non ci conduce alla rovina, se facciamo ciò che piace a Dio”. I. KOLOGRINOV, Santi Russi, Milano 1977.
3“Quanto alle nostre condizioni diverse di monaco e di laico, non preoccuparti. Dio cerca anzitutto un cuore pieno di fede in lui e nel suo Figlio Unigenito, ed è in risposta a questa fede che manda dall’alto la grazia dello Spirito santo. Il Signore ricerca un cuore ricolmo d’amore per lui e per il prossimo: è questo il trono sul quale ama sedersi e manifestarsi nella pienezza della sua gloria […]. Il Signore ascolta sia un monaco che un laico, un semplice cristiano: a condizione che essi amino Dio nel profondo del cuore e abbiano una fede autentica, una fede come un granellino di senape”. I. GORAÏNOFF, Serafino di Sarov. Vita, colloquio con Motovilov, insegnamenti spiritual, Milano 1981, pp. 182-184.
4«La Comunità dei Figli di Dio intende rinnovare nel mondo il mistero della Chiesa, vivendo nelle diverse forme della vita cristiana un monachesimo interiorizzato, aperto a tutti, teso al riconoscimento del primato di Dio» (Dalla presentazione della comunità). L'associazione pubblica di fedeli si articola in 4 rami: il I Ramo comprende laici e sacerdoti che vivono nel mondo; il II Ramo comprende laici sposati che vivono in famiglia facendo i voti di povertà, castità coniugale ed obbedienza; il III Ramo comprende coloro che professano i voti religiosi nello stato verginale o vedovile, vivendo nel mondo; il IV Ramo comprende coloro che vivono la vita monastica in case di vita comune. Il termine monachesimo interiorizzato ricevette un’ulteriore convalida dall’Arcivescovo di Firenze S. Piovanelli che lo riconobbe ufficialmente come carisma presente nella Chiesa (cfr. S. PIOVANELLI, «Omelia dell’ordinazione sacerdotale», in Notiziario 3 (1990/3) 20).
L’espressione e il concetto di “monachesimo interiorizzato” viene dall’Oriente cristiano che ha conservato una spiritualità essenzialmente monastico-contemplativa. Approfondito dal teologo ortodosso russo, Pável Evdokímov (San Pietroburgo 1901- Parigi 1970) e al suo seguito dal teologo ortodosso francese Olivier Clément (Aniane 1921 – Parigi 2009). Evdokimov a sua volta si rifaceva a san Tichon di Zadonsk (Korocko 1724-Zadonsk1783)2 e a san Serafino di Sarov (Kursk 1759- Sarov 1833)3.
Richiamandosi alla grande tradizione, Evdokímov sottolinea la presenza di un monachesimo universale che si innesta alla dignità dell’universale sacerdozio dei fedeli e consiste essenzialmente nell'assumere, pur vivendo nel mondo e forse soprattutto a causa di questa vocazione, il massimalismo escatologico dei monaci.
Il Monachesimo interiorizzato verrà fatto proprio ed elaborato anche in ambito cattolico da Divo Barsotti (uno tra i primi in Italia ad interessarsi di spiritualità orientale, specialmente russa)4 che in una conferenza diceva: “Un teologo ortodosso, Pavel Evdokimov, diceva che con Serafino di Sarov era nato il monachesimo interiorizzato. Ora, noi siamo dei monaci, ma i monaci nuovi: vivere una vita dedicata a Dio, una vita che sia testimonianza della presenza di Dio nel cuore dell'uomo… viverla nel deserto delle città, perché le città sono deserte di Dio. Che vuoto pauroso! È più vuota oggi la
città di Dio di quanto non sia vuoto il deserto. È veramente nelle nostre città che, oggi, non si conosce più Dio, che non si sa più nulla di Lui“5. Questa corrente di pensiero, ma soprattutto di esperienza, è stata di recente rinnovata da Antonella Lumini, la celebre eremita fiorentina.
5 D. BARSOTTI, «Monaci nel deserto del mondo (1971)», dal sito della Comunità dei Figli di Dio (accesso 14.07.2021).
6 Cfr F. COMANDINI, Come monaci nel mondo. Piccola guida al Monachesimo interiore, Torino 2002, p. 37.
7 GIOVANNI PAOLO II, OL 9.

BIBLIOGRAFIA

BARSOTTI, D., «Monachesimo interiorizzato», in Notiziario 3 (maggio 1991) 2-3.
BIANCHI, E., Non siamo migliori. La vita religiosa nella chiesa, tra gli uomini, Magnano (BI) 2002.
COMANDINI, F., Come monaci nel mondo. Piccola guida al Monachesimo interiore, Torino 2002.
DELFIEUX, P. M., Come monastero la città. Un nuovo volto del monachesimo, Milano 2005.
EVDOKÌMOV, P. N., Il Monachesimo interiorizzato, Assisi 2013.
EVDOKÌMOV, P. N., La novità dello spirito, Milano 1997. EVDOKÌMOV, P. N., Le età della vita spirituale, Bologna 2009. EVDOKÌMOV, P. N., La vita spirituale nella città, Magnano (BI) 2011.
KOLVENBACH, P. H., «Monachesimo e chiese cattoliche orientali», in BRUNELLI, G., Monachesimo, laicità e vita religiosa, Bologna 1995, pp. 135-136.
MAIN, J., Monastero senza mura. Lettere dal silenzio, Cinisello Balsamo (MI), 2018.
MERTON, T., «Monachesimo e il futuro: quale?», in Vita Monastica 23 (1969) 3-15.
MERTON, T., Un vivere alternativo, Magnano (BI) 1994.
MONTANARI, A., La vita monastica verso il terzomillennio, Napoli 2000.
PANIKKAR, R., Beata semplicità. La sfida di scoprirsi monaco, Assisi 2007.
RIGHETTO, R., Monaci. Silenzio e profezia nell’era post-cristiana, dialoghi con Divo Barsotti, Enzo Bianchi, Anna Maria Canopi e Ildegarde Sutto, Firenze 1997.
TORCIVIA, M., Guida alle nuove comunità monastiche d’Italia, Milano 2001.