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venerdì 17 aprile 2020

La regola dell'eremita di Montepetra


La regola dell'eremita di Montepetra
Traccia di vita eremitica diocesana
Gli eremiti e le eremite, appartenenti ad Ordini antichi o ad Istituti nuovi, o anche dipendenti direttamente dal Vescovo, con l'interiore ed esteriore separazione dal mondo testimoniano la provvisorietà del tempo presente, col digiuno e la penitenza attestano che non di solo pane vive l'uomo, ma della Parola di Dio (cfr Mt 4, 4). Una tale vita «nel deserto» è un invito per i propri simili e per la stessa comunità ecclesiale a non perdere mai di vista la suprema vocazione, che è di stare sempre con il Signore (San Giovanni Paolo II, Vita Consecrata 7).
a)      Principi
1)      La vita eremitica è la forma più antica di vita religiosa consacrata fin dal terzo secolo nelle memorie ecclesiastiche (Cf. Sant’Atanasio, Vita Antonii; Palladio, Historia LausiacaApofthegmata Patrum, ecc.) con ubicazione presso il deserto egiziano dove i primi eremiti, incuranti delle persecuzioni, si ritiravano da soli o in gruppo, per lodare Dio ed offrire la propria vita per la salvezza del mondo (Codice di Diritto Canonico, can. 603 §1).
2)      La prima creatura eremita però, tutta raccolta nel mistero di Cristo e vivente solo per Lui, fu la Santa Vergine Immacolata che, staccata da ogni peccato, poté vivere per Dio solo in tutti gli ambiti della sua vita personale e sociale, sempre con lo sguardo rivolto a Dio nell’altissima contemplazione e sempre pronta ad offrirsi totalmente per il bene dei fratelli fino a diventare, Madre della Chiesa (Cf. Beato Paolo VI, Discorso di chiusura del Concilio Vaticano II, 7 dicembre 1965). Da lei è generata ogni vocazione cristiana, compresa quella eremitica.
3)      La vita eremitica si configura oggi come nei primi tempi come rigorosa separazione dal mondo (Codice di Diritto Canonico, can. 603 §1), senza ovviamente disprezzarlo, ma comprendendo che per animarlo spiritualmente, bisogna staccarsi dalle sue preoccupazioni e dalle sue lacerazioni umane e guardarlo con l’occhio amoroso e sovveniente di Cristo, con lo spirito della penitenza, della preghiera e dell’offerta quotidiana di tutto se stesso per tutti i suoi mali e contraddizioni.
4)      Il silenzio e la solitudine (Codice di Diritto Canonico, can. 603 §1) sono gli ingredienti essenziali di un cammino di ritiro e contemplazione perché l’anima possa raccogliersi in se stessa e trovare lì il suo Signore: La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell'amore di Dio e del prossimo (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes 16). Per un cammino di amore al mondo bisogna prima compiere il cammino inverso della pratica assidua dell’amore di Dio che abita dentro l’anima.
5)      Per una corretta vita eremitica legata alla Diocesi, e quindi al bene della Chiesa, l’eremita si consacra nelle mani del Vescovo Diocesano e rimane sotto la sua diretta obbedienza (Cf. Codice di Diritto Canonico, Can. 603 §2). E’ aperto alle necessità anche pastorali, soprattutto se sacerdote, pur privilegiando le attività spirituali: la preghiera, lo studio dei sacri testi (ad es. ascetica e mistica cristiana), l’adorazione, la contemplazione.
b)      Mezzi
6)      L’eremita ha bisogno di un luogo che sia almeno un po’ staccato dai centri abitati per garantire un accettabile clima di silenzio e solitudine così tanto necessari per questo stato di vita, di una piccola chiesa o santuario, o anche di una piccola aula adibita a Cappella, dove, con il permesso del Vescovo Diocesano, possa conservarsi il Santissimo Sacramento per l’adorazione eucaristica. La Cappella sarà interna od esterna al suo luogo di ricovero, dove l’eremita potrà trascorrere la maggior parte del suo tempo, celebrando integralmente la Liturgia delle ore approvata dalla Chiesa Cattolica con le dovute integrazioni relative alle norme della Diocesi ove ha preso dimora, possa partecipare o celebrare quotidianamente la Santa Messa, applicando in essa i frutti della sua contemplazione e ricevendo dal Signore le grazie necessarie per vivere fedelmente la sua vita di contemplazione. Vive certamente e con obbedienza le norme penitenziali approvate dalla Santa Chiesa.
7)      L’eremita emette e vive il voto di povertà. Nel distacco dalle cose e dai beni di questo mondo e cerca, per quanto può, di assicurarsi ogni giorno con le proprie attività il necessario per vivere senza indebiti accumuli di beni. Può detenere delle somme di denaro per mantenersi, dato l’imprescindibile uso di esso nella società moderna: Eulogio…percosso dall’amore dell’immortalità si era distaccato dai tumulti del mondo ed avendo elargito tutti i suoi averi aveva conservato per sé poco denaro, non potendo lavorare (Palladio, Historia Lausiaca 21, 1).
8)      L’eremita vive l’obbedienza in forma diretta nei confronti della persona del Vescovo Diocesano, nelle cui mani fa la sua professione eremitica (Cf. Codice di Diritto Canonico, can. 603 §2). E’ obbediente però a tutta la Chiesa nelle sue norme giuridiche, morali e liturgiche, e ad ogni creatura (San Francesco, Regula non Bullata, cap. XVI); rispetta la giurisdizione dei parroci nel cui territorio è chiamato a vivere e si può rendere disponibile a loro, se chiamato, qualora vi fosse qualche necessità pastorale, pur sempre nel rispetto del carisma contemplativo.
9)      L’eremita vive la castità consacrata ad esempio e con l’aiuto di Cristo e di Maria Santissima Sempre Vergine; si sforza di custodire i sensi esterni per dare maggior spazio alla preghiera e alla contemplazione. La castità costituisce un segno particolare dei beni celesti, nonché un mezzo efficacissimo offerto ai religiosi per potere generosamente dedicarsi al servizio divino (Concilio Vaticano II, Perfectae Caritatis 12). Il santo distacco dalla presenza fisica delle persone lo aiuterà ad amare di più le loro anime ed a consacrarle a Dio in virtù di un amore solamente soprannaturale.
c)      Finalità
10)  Il religioso eremita vive il suo distacco dal mondo in vista del Regno dei Cieli. Non ha altro scopo nella vita se non quello di conoscere ed amare Dio per Cristo che si ritirava in luoghi solitari a pregare (Lc 5, 16), con la mediazione della Vergine Immacolata e di tutte le sane tradizioni approvate dalla Santa Chiesa Cattolica.  L’attività esterna è buona ma, ovviamente, è di secondaria importanza e ancora meno in confronto con la vita interiore, con la vita di raccoglimento e di preghiera, con la vita del nostro personale amore verso Dio (San Massimiliano M. Kolbe, Scritti  903).
11)  La devozione mariana è essenziale nella vita di raccoglimento e contemplazione. Maria, in effetti, è esempio sublime di perfetta consacrazione, nella piena appartenenza e totale dedizione a Dio. Scelta dal Signore, il quale ha voluto compiere in Lei il mistero dell'Incarnazione, ricorda ai consacrati il primato dell'iniziativa di Dio. Al tempo stesso, avendo dato il suo assenso alla divina Parola, che si è fatta carne in Lei, Maria si pone come modello dell'accoglienza della grazia da parte della creatura umana (San Giovanni Paolo II, Vita Consecrata 28). L’eremita si sforzerà di conoscerla ed amarla sempre più con tutto il suo cuore. Per esprimere in modo più profondo la sua relazione filiale con la Madre di Dio e della Chiesa, emetterà nelle mani del Vescovo, oltre ai tre tradizionali Voti religiosi, il quarto Voto detto “Mariano”, di consacrazione illimitata all’Immacolata Vergine Maria, sull’esempio mirabile offerto da San Massimiliano Maria Kolbe nelle Città dell’Immacolata da lui fondate.
12)  Il disagio, l’incomprensione, il bisogno ed anche la malattia dovrebbero essere tutte cose sublimate dall’eremita senza angustiarsi, in vista del più gran premio che è il Signore, la sua santa croce e la salvezza delle anime, cose alle quali ha dedicato tutta la propria esistenza: L'ascesi, aiutando a dominare e correggere le tendenze della natura umana ferita dal peccato, è veramente indispensabile alla persona consacrata per restare fedele alla propria vocazione e seguire Gesù sulla via della Croce. È necessario anche riconoscere e superare alcune tentazioni che talvolta, per insidia diabolica, si presentano sotto apparenza di bene (San Giovanni Paolo II, Vita Consecrata 38).
I testi ecclesiali sulla vita eremitica
Codice di Diritto Canonico, can. 603
§ 1. Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella continua preghiera e penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo.
§ 2. L'eremita è riconosciuto dal diritto come dedicato a Dio nella vita consacrata se con voto, o con altro vincolo sacro, professa pubblicamente i tre consigli evangelici nelle mani del Vescovo diocesano e sotto la sua guida osserva il programma di vita che gli è proprio.
Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 921 e 2687
921. Gli eremiti indicano ad ogni uomo quell’aspetto interiore del mistero della Chiesa che è l’intimità personale con Cristo. Nascosta agli occhi degli uomini, la vita dell’eremita è predicazione silenziosa di Colui al quale ha consegnato la sua vita, poiché egli è tutto per lui. È una chiamata particolare a trovare nel deserto, proprio nel combattimento spirituale, la gloria del Crocifisso.
2687. Numerosi religiosi hanno dedicato l’intera loro vita alla preghiera. Dopo gli anacoreti del deserto d’Egitto, eremiti, monaci e monache hanno consacrato il loro tempo alla lode di Dio e all’intercessione per il suo popolo. La vita consacrata non si sostiene e non si diffonde senza la preghiera: questa è una delle vive sorgenti della contemplazione e della vita spirituale della Chiesa.
San Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, nn. 7 e 42
7. Gli eremiti e le eremite, appartenenti ad Ordini antichi o ad Istituti nuovi, o anche dipendenti direttamente dal Vescovo, con l'interiore ed esteriore separazione dal mondo testimoniano la provvisorietà del tempo presente, col digiuno e la penitenza attestano che non di solo pane vive l'uomo, ma della Parola di Dio (cfr. Mt 4, 4).
Una tale vita «nel deserto» è un invito per i propri simili e per la stessa comunità ecclesiale a non perdere mai di vista la suprema vocazione, che è di stare sempre con il Signore.
42. [...] Gli eremiti, nella profondità della loro solitudine, non solo non si sottraggono alla comunione ecclesiale, ma la servono con il loro specifico carisma contemplativo.
Alcune linee guida circa il programma spirituale di vita.
Il Voto di povertà
Desidero avere una fiducia completa e assoluta nella Divina Provvidenza che è sollecita   tanto delle cose spirituali come delle materiali. Per questo intendo:
-          Vivere di ciò che la Provvidenza stessa dona, evitando per quanto possibile, spese inutili o superflue.
-          Avere cura degli oggetti e delle strutture che mi sono date in uso.
-          Rendere conto periodicamente al Vescovo del denaro speso e ricevuto; sia tramite SS. Messe e offerte personali, sia tramite l’IDSC.
-          Praticare almeno l’astinenza nei giorni di mercoledì, venerdì e sabato e nei giorni di vigilia delle grandi solennità Mariane e il digiuno ecclesiastico nei venerdì, tranne che nelle solennità.
-          Vivere il lavoro (intellettuale, manuale, ecc.) nello spirito monastico, come collaborazione all’opera di Dio e preghiera;  gestire personalmente i lavori domestici.
Voto di castità
Per vivere pienamente la mia donazione a Dio nel sacerdozio e nella consacrazione eremitica, intendo:
-          Custodire la purezza di mente cuore e azioni.
-          Evitare legami personali a cose, esseri umani, situazioni e amicizie particolari, che mi ostacolino nell’essere padre (e madre come Maria) per ogni persona.
-          Celebrare frequentemente il Sacramento della Confessione.
Il Voto di obbedienza
Per attuare  il “Si” di Maria, come Sacerdote eremita, intendo:
-      Vivere in una piena obbedienza al Magistero della Chiesa.
-      Celebrare e vivere con particolare attenzione la liturgia, e in particolare la S. Messa.
 -      Seguire le direttive del Vescovo, e del Confessore/Direttore spirituale e, per quanto possibile, gli orari riportati sotto.
 -      Nei giorni in cui devo assentarmi dalla sede propria, accordarmi per tempo col parroco del luogo.
L’ Apostolato
L’eremita dedica la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo nel silenzio della solitudine e come Maria, è sempre pronto ad accogliere coloro che incontra sulla sua strada, per questo intendo:
-      esercitare l’accoglienza di chi viene a cercarmi in particolare per motivi religiosi e spirituali e offrire disponibilità, se richiesta, per la Confessione, la Direzione spirituale e la catechesi privilegiando sempre un rapporto personale.
-      posso offrire, inoltre, disponibilità per cappellanie, servizi ministeriali, collaborando così anche con i confratelli sacerdoti, in spirito di vera fraternità,  pur sempre nel dovuto rispetto del carisma di tipo contemplativo.
La vita di Preghiera
La vita eremitica si nutre di silenzio, di solitudine, di continua preghiera e penitenza. L’orario tipo della giornata è riportato qui sotto:
-   La giornata è scandita dalla recita dell’Ufficio divino, dalla preghiera personale (s. Rosario meditazione, lettura spirituale… ) e in particolare dalla S. Messa quotidiana.
-   Intendo vivere come preghiera, anche l’incontro con le persone nei vari servizi di apostolato, e lo stesso lavoro.
-   Durante la giornata desidero mantenere, per quanto possibile, un clima di silenzio e di raccoglimento, evitando distrazioni e perdite di tempo. Un giorno alla settimana è dedicato al ritiro spirituale personale.
Orario di massima della giornata
Ore 05,00: Preghiere del mattino, Ufficio delle letture (Mattutino) e Lodi.
Ore 07,00: Santa Messa. Ringraziamento-adorazione.
Ore 08,30: Colazione.
Ore 09,00: Liturgia delle Ore: Prima (facoltativa), Terza. Martirologio.
                  A seguire sistemazione casa, lavoro, servizi, varie.
Ore 12,15: Angelus, Ora Sesta, S. Rosario, comunione spirituale.
Ore 13,00: Cucina e pranzo.
Ore 14,00: Riposo (facoltativo).
Ore 14,45: Ora Nona, Coroncina della Divina Misericordia, Meditazione.
Ore 16,15: Studio, lavoro, servizi , ministero, varie.
Ore 18,30: Angelus, Vespri, lettura spirituale.
Ore 19,45: Preghiere della sera, esame di coscienza quotidiano, Compieta.
Ore 20,30: Cucina e cena (facoltativa).

2 commenti:

Unknown ha detto...

Una vita durissima quasi fuori dall' umano.e per sempre.....chi verifica la forza ,la intenzione di perpetua resistenza? Si tratta di veri santi. Sacrifici e penitenze. Sembra non vi sia posto per la gioia che porta la fede viva.

Storia di una visione ha detto...

Si tratta di un cammino graduale a cui si arriva solitamente in piena maturità:
Pace e gioia scaturiscono da un dialogo intimo e profondo con Dio in preghiera.