Nel cuore di Padova, a pochi passi dalle rumorose vie nelle quali si compiono i riti del consumismo esasperato, vive, dal 2000, padre Domenico Maria Fabbian, (oggi Domenico Maria del Cuore di Gesù). Un «eremita metropolitano», che ha tramutato in eremo un piccolo appartamento nel centro della città.
Padre Domenico, una cinquantina d’anni, ha l’aspetto fisico dell’asceta: magrissimo, con due occhi azzurro cielo che fanno trapelare la vivacità della sua vita spirituale. Una vita scandita da ritmi quotidiani molto rigidi: sveglia alle 5,00; Liturgia delle Ore agli orari prestabiliti, Messa e adorazione eucaristica. Due sole le concessioni al «mondo»: il breve notiziario di Radio Vaticana, ogni mattina, e l’uscita per le confessioni, ogni pomeriggio, dalle 15 alle 19, nella chiesa del Corpus Domini.
A passare di lì, in quelle ore, si resta colpiti da quante persone lo cercano per confidarsi, per avere una guida spirituale. Ha una straordinaria capacità comunicativa e quando parla pare che ti legga dentro, che intuisca le domande profonde nascoste nel tuo cuore e le faccia venire a galla. Impossibile non restare, almeno un po’, turbati.
Anche la sua è stata una vocazione sofferta: entrato in seminario, ne esce e si laurea in medicina; esercita la professione medica, ma sente forte il richiamo per la vita monastica; entra quindi in una comunità di vita contemplativa eremitica in Francia ma, dopo qualche anno, è costretto a tornare in Italia. Si rivolge al vescovo di Padova che, finalmente, gli fa la proposta giusta: diventare sacerdote e vivere l’eremo nel cuore della città. Ma che ci fa un eremita in mezzo al caos cittadino? «È un segno importante per tutte le persone costrette a vivere da sole -spiega padre Domenico Maria. A Padova un terzo dei nuclei abitativi è composto da single, non sempre felici: a loro l’eremita dice che la solitudine può essere un’opportunità per scoprire la presenza di Dio, ascoltare la sua Parola, godere del suo conforto. A tutti i cristiani, inoltre, l’eremita di città dimostra che si può pregare anche nel caos; è un richiamo al senso della vita, che è diverso da ciò che si tende a ripetere per abitudine tutti i giorni. Ricorda, insomma, che il cuore della relazione con Cristo vive di preghiera».
(da "L'incontro" del 11 giugno 2006)
Padre Domenico, una cinquantina d’anni, ha l’aspetto fisico dell’asceta: magrissimo, con due occhi azzurro cielo che fanno trapelare la vivacità della sua vita spirituale. Una vita scandita da ritmi quotidiani molto rigidi: sveglia alle 5,00; Liturgia delle Ore agli orari prestabiliti, Messa e adorazione eucaristica. Due sole le concessioni al «mondo»: il breve notiziario di Radio Vaticana, ogni mattina, e l’uscita per le confessioni, ogni pomeriggio, dalle 15 alle 19, nella chiesa del Corpus Domini.
A passare di lì, in quelle ore, si resta colpiti da quante persone lo cercano per confidarsi, per avere una guida spirituale. Ha una straordinaria capacità comunicativa e quando parla pare che ti legga dentro, che intuisca le domande profonde nascoste nel tuo cuore e le faccia venire a galla. Impossibile non restare, almeno un po’, turbati.
Anche la sua è stata una vocazione sofferta: entrato in seminario, ne esce e si laurea in medicina; esercita la professione medica, ma sente forte il richiamo per la vita monastica; entra quindi in una comunità di vita contemplativa eremitica in Francia ma, dopo qualche anno, è costretto a tornare in Italia. Si rivolge al vescovo di Padova che, finalmente, gli fa la proposta giusta: diventare sacerdote e vivere l’eremo nel cuore della città. Ma che ci fa un eremita in mezzo al caos cittadino? «È un segno importante per tutte le persone costrette a vivere da sole -spiega padre Domenico Maria. A Padova un terzo dei nuclei abitativi è composto da single, non sempre felici: a loro l’eremita dice che la solitudine può essere un’opportunità per scoprire la presenza di Dio, ascoltare la sua Parola, godere del suo conforto. A tutti i cristiani, inoltre, l’eremita di città dimostra che si può pregare anche nel caos; è un richiamo al senso della vita, che è diverso da ciò che si tende a ripetere per abitudine tutti i giorni. Ricorda, insomma, che il cuore della relazione con Cristo vive di preghiera».