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venerdì 21 ottobre 2011

Un sacerdote risponde

Sento una certa attrazione per la vita eremitica e le chiedo qualche delucidazione

Le risposte sono messe in corsivo dopo ogni singola domanda.

Carissimo P. Angelo,
la ringrazio per questo utilissimo servizio con cui aiuta tutti noi. Sto diventando un suo assiduo lettore.
Vorrei chiederle alcune delucidazioni sugli eremiti diocesani. Formulerò per chiarezza i miei dubbi sotto forma di domande.

1- Che compito svolgono all'interno della diocesi?

L’eremita ha il compito di intercessore davanti a Dio, in perenne comunione con Gesù, con gli abitanti del cielo e con i fratelli nella fede che vivono in questo mondo.
Nello stesso tempo si apparta imitando Gesù che va nel deserto per combattere Satana e meritare insieme a Lui che molti ricevano la forza di aprire il loro cuore al Vangelo.
Come vedi, gli eremiti si isolano solo apparentemente dalla Chiesa. In realtà le sono molto uniti.
Gli eremiti diocesani si dicono tali perché hanno ricevuto una regola e un’approvazione dal Vescovo. Sicché svolgono quella vita per mandato del vescovo e, potrei dire, di Dio stesso.

2- Sono laici o fanno parte del clero?

Possono essere sia laici, che fanno però i voti di povertà castità e obbedienza, sia sacerdoti.

3- E' vero che devono vivere secondo una loro regola che deve essere approvata dal Vescovo?
3bis- Essi sono eremiti regolari o secolari?

Sì, deve avere una regola approvata dal vescovo.
Inoltre la loro forma di vita può essere quella di un istituto secolare oppure della vita religiosa (in questo caso sono “regolari”).

4- Cosa significa, nel caso di un eremita diocesano, essere "incardinato"?

Che appartiene a quella diocesi ed è eremita per conto di quella diocesi.

5- Secondo quanto scritto nel primo capitolo della regola di San Benedetto "gli eremiti non per primo fervore di conversione, ma per lunga prova nel monastero, ammaestrati dal conforto di molti, hanno ormai imparato a lottare col demonio; e bene addestrati, tra le schiere fraterne, al combattimento solitario dell'eremo, sicuri anche senza la consolazione degli altri, bastano, con l'aiuto di Dio, a combattere, col loro pugno e col loro braccio, i vizi della carne e dei pensieri".
Premesso questo mi sembra di capire, dalle poche informazioni trovate sugli eremiti diocesani, che questi non per forza devono venire da una "lunga prova nel monastero". In quali altri modi quindi chi sente l'attrattiva alla vita eremitica si può "addestrare" senza l'esperienza cenobitica?

Provandola temporaneamente e vivendo una vita cristiana immune dal peccato mortale.
Chi va nel “deserto” o “eremo”, non va per sfuggire alle tentazioni del demonio, ma va ad affrontarlo direttamente.
Se dunque non dà prova di vivere costantemente in grazia e non dà prova di equilibrio psichico è bene che lasci l’impresa.

6- Questa domanda c'entra più con la Regola Benedettina invece. Secondo la citazione riportata sopra sono indotto a pensare che ogni cenobita benedettino sia un aspirante eremita; sbaglio? Oppure è una esortazione rivolta solo ai monaci che lo desiderano?

No, la vita monastica cenobitica ha una sua consistenza e perfezione.
San Benedetto fa quell’esortazione solo per chi è chiamato alla vita eremitica.

Le pongo queste domande perchè in qualche modo la vita contemplativa mi attrae, così come la solitudine e il silenzio. E allo stesso tempo non ritengo fatta per me la clausura propria dei Certosini.
La ringrazio ancora per la sua disponibilità a rispondere alle nostre domande. Nell'attesa di una sua risposta le auguro in anticipo una felice Pasqua.
Che Cristo Risorto sia sempre nei nostri cuori.

Purtroppo ti rispondo quando siamo all’antivigilia dell’Ascensione del Signore, ma ancora in tempo di Pasqua.
Ti auguro di vivere bene quest’evento, e di essere portato sempre più in alto dal Signore.
Per questa tua intenzione ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

(da: www.amicidomenicani.it)